mercoledì 8 luglio 2015

FINE DELL' EURO

La Grecia, che vinca o che perda le nuove trattative, ha svelato il trucco dell' euro.
L' euro dalla fine di giugno non è più in grado di svolgere quella che è una delle sue funzioni principali, ossia l' accumulazione di valore.
Da una decina di giorni tutti gli europei sanno che i soldi che hanno in banca valgono fintanto che lo decide la BCE o chi per essa.
Ad esempio in Italia, l' euro oltre a costare di più che in altri paesi, per via dello spread, è molto meno in grado di garantire la sua funzione di accumulazione di valore, per il semplice fatto che se un governo decide di fare politiche contrarie ai voleri dei burocrati, le banche possono essere chiuse e quindi chi detiene soldi in banca ne viene privato.
Questo è un altro segno, che il mondo sta cambiando velocemente, molto velocemente e che, sopra a tutto c'è qualcosa che aleggia e che smaschera le menzogne della nostra civiltà fondata su valori così ridicoli che basta un soffio di vento per cancellarli.

P.S. La Merkel mi sembra sempre più il Faraone che non voleva concedere a Mosè di uscire dall' Egitto.


Ulteriore P.S.

Sembra che la Cina abbia un piccolo problema con la borsa di Shangai.
Sembra che uno dei modi per salvarsi, consista nel vendere tutti i titoli di Stato americani e investirli sulla propria borsa.
Lo scenario economico mondiale è finito, prendiamone atto e prepariamoci a qualcosa d' altro.
Grandi opportunità si aprono ai nostri orizzonti, ora rimane solo da scegliere l' orizzonte da guardare, il cielo o il fondo del precipizio.
Ho letto da qualche parte che ultimamente qualcuno ha detto che chi pensa ai soldi, in questi tempi dovrà correre molto.

Grandi speranze all' orizzonte, ma scegliamo l' orizzonte giusto.

lunedì 29 giugno 2015

Grexit: banche chiuse ad Atene

Ad Atene, oggi, 29 Giugno 2015, le banche non hanno aperto.
Chiuse. Bancomat chiusi.
E perché?
Direte, perché la Grecia è fallita.
Ma che risposta è?
Non è la BCE la garante delle banche?
Non abbiamo affidato la gestione della moneta ad un istituzione internazionale al solo e unico scopo di essere più sicuri che le faccende nazionali non influenzassero i nostri conti correnti?
Queste garanzie non esistono, anzi sembra che sia proprio il contrario.
Ma poi, è fallita la Grecia?
No.
Non è ancora fallita, domani, 30 giugno, potrebbe pagare il conto.
E se non lo pagasse, dovrebbe essere messa in mora, ci sarebbero ancora altri quindici giorni e poi dopo potrebbe essere dichiarata inadempiente e quindi allora potrebbero partire le azioni di rivalsa, ma non ora, non prima della scadenza.
E allora le banche sono chiuse perché la Grecia è fallita?
La Grecia non è ancora fallita, manca un  giorno eppure le banche sono già chiuse.
Mi ricollego al post “Grandi speranze”, perché è qui che si annidano le mie grandi speranze.
Da oggi 29 giugno 2015, io so che i soldi valgono molto, molto poco.
Se il governo del mio paese, l’anno prossimo non taglierà le pensioni, i miei soldi non varranno più niente, perché qualcuno potrebbe chiudere le banche per rivalsa.

La grande speranza risiede qui, dove si capisce che il re è nudo e finalmente non si pagano i sarti farabutti.

mercoledì 3 giugno 2015

Perchè il reddito di cittadinanza è giusto

Nel post globalizzazione e protezionismo, avevo parlato dell' ingiustizia della globalizzazione, affermando che Paesi sviluppati, come l' Italia, offrivano servizi e infrastrutture in misura maggiore dei paesi meno sviluppati, tale maggiore offerta distorceva il mercato, in quanto le merci straniere, usufruivano di servizi pagati dagli altri e non davano gli stessi servizi agli altri.
Non credo che sia facile contestare questo punto.
Ora però, vorrei vedere lo stesso problema da un altro punto di vista, ossia, contrapponendo l' occupato con il disoccupato.
Nessuno può negare che l' occupato consuma più beni e servizi pubblici di un disoccupato.
Ad esempio l' occupato usa le strade per andare a lavoro, usa la giustizia per difendere i propri diritti sul lavoro, usa gli asili per i propri figli, e tante altre cose, poi se si pensa a quanti servizi e beni sono necessari per muovere i prodotti del suo lavoro, per difendere la proprietà del suo lavoro o per garantire l' uso esclusivo ad esempio. Gli esempi, chiunque può divertirsi a trovarli nella realtà.
Quello che intendo dire con questo post è che chi lavora usa beni e servizi offerti dalla repubblica, mentre chi è disoccupato li usa molto, ma molto, meno.
Ritengo quindi che non sia infondata la pretesa di un reddito di cittadinanza per chi non lavora.
Tale pretesa, però, dovrebbe essere inquadrata nella seguente dimensione:
Io non lavoro, quindi non uso, direttamente e indirettamente, strade, ferrovie, porti, non ho bisogno di uffici che certifichino i miei lavori, non ho bisogno di avere permessi, in sostanza uso molto meno lo Stato rispetto a chi lavora. Se qualcuno usa beni e servizi che io non uso, ma del quale sono comunque proprietario, è secondo me giusto che mi sia riconosciuto un  reddito derivante dall' uso che gli altri fanno delle cose che mi appartengono.

Metto in guardia chiunque risponderà che chi lavora paga le tasse e chi non lavora non le paga e che questo è già un giusto modo di riconoscere quanto sopra esposto, questo può essere vero per tutte le spese correnti, ma non è necessariamente vero per tutti i capitali investiti negli anni precedenti dai nostri padri.
Inoltre, vorrei ricordare che lo Stato offre i servizi di cui sopra in regime di monopolio, quindi il vero valore di ciò che produce non è determinato dal mercato, ma da scelte politiche.
E' una scelta politica non far pagare il pedaggio su tutte le strade, ad esempio, ma è altrettanto politico scegliere di far pagare un eventuale pedaggio a peso d' oro. In fin dei conti quanto vale una strada? Pochissimo per chi la usa, ma se questa strada ha aumentato il rumore nella mia abitazione rendendola meno accogliente, per me quella strada ha avuto un costo altissimo.






lunedì 25 maggio 2015

Grandi speranze

La crisi economica sembra continuare, ma in realtà è finita.
Quello che stiamo vivendo è proprio la fine di questa crisi.
Rimangono ancora alcuni angoletti dove la scopa della crisi non è ancora passata, ma la grande pulizia è avvenuta.
L' economia è stata consegnata nelle mani di chi la voleva.
Le multinazionali hanno preso il controllo degli Stati, ma questo è accaduto già da un po, e ora, grazie alla crisi stanno prendendo e consolidando il potere anche sulla vita degli uomini.
L' Italia, il grande Paese delle partite iva e del capitalismo familiare, è stata messa all' angolo.
L' ultimo baluardo dell' economia familiare italiana è stata abbattuto ormai da 4 anni e i suoi sostituti hanno portato l' economia italiana nella giusta direzione.
Nel frattempo in Grecia, si preannuncia un nuovo default, vedremo se in questo caso i costosi CDS lavoreranno o saranno "scansafatiche" come il popolo il cui debito garantiscono.
Delineato brevemente il quadro in cui inserisco questo post, torno al titolo, GRANDI SPERANZE.
Mi si chiederà dove sono queste grandi speranze?

Ma nessuna risposta è più semplice, le grandi speranze sono in alto, e se cominciassimo tutti a guardare in alto, forse potrebbero diventare qualcosa d' altro rispetto a sole speranze.

Il sistema capitalistico globale, è ormai defunto.

Ma come, lo dici ora che ha tutto questo potere, ora che controlla Stati, monete, vita e morte degli individui?
E certo che lo dico ora, e il perché è semplice. Un sistema vivo si rigenera da solo, non ha bisogno di immettere tutta l' energia che sta immettendo ora per continuare a vivere.
Un buon sistema lavora e riproduce da se stesso gli elementi che lo tengono in vita, non ha bisogno di ricorrere costantemente a forze ed energie esterne. Il sistema attuale, invece, immette continuamente energia esterna, guerra, QE, riforme di Stato, come una vecchia macchina che avevo, che negli ultimi suoi giorni, mi obbligava continuamente a rimboccare l' acqua, l' olio, a fare benzina, poi dopo è finita, l' ho sostituita.

Ma quello che più mi da speranze, è la disoccupazione o l' inoccupazione.
Le cifre astronomiche di disoccupazione e inoccupazione ci palesano che sempre più persone sono fuori dal sistema, o meglio fanno da sparring  partners al sistema. Questi signori disoccupati o inoccupati sono quelli che il sistema ha cacciato e sono sempre di più. E' a questi che affido le grandi speranze.
Quando tante persone vengono espulse dal sistema, per un po, forse, rimarranno lì a guardare chi gli è passato davanti, per un po cercano di risalire in barca, anche a costo di far scendere gli altri e di prendersi il posto peggiore, ma poi ...

Poi?

Poi ci sono due possibilità. 
O il sistema gli trova un posticino ed è scomodo, molto scomodo, che so per esempio li mette a fare multe a chi ritarda il pagamento del parcometro, oppure gli assume a Equitalia, a strozzare sempre più gente.
Oppure tutta questa gente comincia ad alzare la testa, a guardare in alto, a guardare il Cielo.

Allora oggi, è questo che chi è stato espulso dal sistema deve chiedersi, vendersi a questo sistema o costruirne un altro.

Abbassare lo sguardo e offrire le proprie mani ad un sistema che esclude, oppure alzare lo sguardo e creare un altro sistema che includa.

Si, io ho grandi speranze, perchè dopo il tramonto c'è sempre la luna e dopo la luna c'è l' alba e un giorno nuovo. 

Se posso, alla fine di questo breve post, vorrei proporre un consiglio, non vale la pena corrompere la propria anima accettando le miserie che ci vengono offerte, vale forse di più la pena aspettare e rimanere saldi in attesa che la burrasca passi e torni di nuovo la bonaccia.

Le grandi speranze sono così riposte in chi non ne ha.
Se chi non ha speranze riesce a credere che ce ne sono di grandi, se chi è espulso crede che in se stesso e nel futuro dell' Uomo c'è la più grande speranza possibile, solo se chi è espulso sarà contento di esserlo, solo in questo caso le mie grandi speranze possono diventare realtà.





sabato 28 febbraio 2015

Tassi d' interesse 0. Conseguenze

Sono ormai anni che viviamo in un contesto con interessi delle banche centrali pari a 0.
Qualcuno ha mai pensato a cosa servono realmente i tassi di interesse a 0.
Facciamo un piccolo ragionamento logico.
Gli imprenditori hanno lo scopo di ricavare un profitto dai loro investimenti, giusto?
Mi rispondo da solo, SI.
Supponiamo che esista un settore che promette profitti pari al 10% dell' investimento.
Cosa accade? Come si comportano gli imprenditori?
Chiaramente, l' imprenditore, essendo uno squalo, appena vede il sangue ci si fionda.
Così in quel settore entreranno tanti imprenditori.
L' entrata in quel settore di tanti imprenditori comporterà un aumento della concorrenza ed una diminuzione dei profitti.
Ora domandiamoci, fino a che punto si potranno abbassare i tassi d' interesse.
Secondo me, gli imprenditori investiranno fino a quando il profitto ricavato sarà pari al profitto che avrebbero ricavato se avessero investito in un settore più sicuro. Nei tempi passati, l' investimento più sicuro, erano i bot. Se ho la possibilità di fare un investimento lo farò in un campo rischioso solo se mi promette un profitto superiore ad un investimento fatto in sicurezza.
DOMANDA CENTRALE.
Quale è oggi il profitto ricavabile da un investimento?
E' ZERO.
Per questa ragione oggi abbiamo negozi chiusi, imprese chiuse, disoccupazione.
Ma è sempre vero?
NO.
Ci sono settori nei quali esistono barriere che non permettono l' entrata di nuovi imprenditori, è in questi casi che il profitto continua ad esistere.
I settori che ancora fanno profitti, sono quelli oligopolistici e monopolistici, perchè in questi settori il profitto non è determinato dal mercato, ma solo dalle imprese attrici.

Quindi capite bene quale è l' obiettivo che si persegue attraverso il permanere di tassi d' interesse pari a 0.

Se non lo capite, ve lo esplicito io.

Con i tassi d' interesse pari a 0, gli unici imprenditori che faranno profitti sono le multinazionali.
I piccoli imprenditori che lavorano in mercati aperti saranno spazzati via.


P.s. non ditemi che nella telefonia, nella produzione di automobili, o di pc etc... c'è concorrenza. Se facciamo un esempio sulla telefonia, in Italia ci sono 5 operatori che si spartiscono 60 mln di clienti, la concorrenza è altro.